FACCIAMO CHIAREZZA: SÌ AL BACINO IDRICO DI TRENTO
- Massimiliano Mazzarella
- 18 apr
- Tempo di lettura: 4 min
Aggiornamento: 1 giorno fa
Desidero intervenire su un tema che spesso riemerge nel dibattito pubblico e che considero, oltre che necessario da realizzare, anche un’opportunità di sviluppo concreta e strategica: il nuovo bacino idrico del Bondone.
Questo progetto – in cui credo fortemente insieme alla Lista Civica Sì Trento, con cui mi candido – non è un favore a pochi, né un’iniziativa isolata. È, invece, una scelta strutturale e lungimirante per il nostro territorio, capace di generare occupazione, rilanciare il turismo, valorizzare la montagna e offrire benefici ambientali, energetici e civili.
Il bacino, integrato nella visione della futura funivia Trento–Bondone, renderà la nostra montagna più accessibile e vissuta in tutte le stagioni. In inverno garantirà neve, lavoro, turisti e vitalità locale; in estate potrà trasformarsi in un lago alpino fruibile, diventando una vera attrazione, utile anche per valorizzare aree oggi in disuso come le ex caserme e le voliere.
Perché l’innevamento artificiale è oggi indispensabile?
Le normative di sicurezza impongono almeno 40 cm di neve per installare le reti di protezione, e piste più larghe. I tour operator richiedono che almeno il 50% delle piste sia innevato per mantenere le prenotazioni, che altrimenti possono essere cancellate fino al giorno prima, con gravi danni economici per tutto il comparto turistico.
Il cambiamento climatico rende sempre più rare le precipitazioni nevose naturali e riduce le cosiddette “finestre di freddo”, cioè i brevi periodi in cui è possibile produrre e consolidare neve tecnica. Nel frattempo, continuiamo a pompare acqua da oltre 1.100 metri di dislivello, con costi energetici ed economici non più sostenibili.
Con il nuovo bacino collocato all’altezza delle Viote si potrà risolvere tutto questo: l’intera stazione sciistica del Bondone potrà essere innevata in soli 5 giorni, invece degli attuali 70. La stagione potrà iniziare già ai primi di dicembre, con tutte le piste – comprese fondo e slittino – pienamente operative.Un vantaggio così evidente che, diciamolo, anche un bambino lo capirebbe.
Le false credenze da smentire:
Intorno al bacino del Bondone circolano troppe affermazioni infondante, che è doveroso smentire con chiarezza.
- Non distrugge riserve naturali: le aree protette non sono coinvolte, e i progetti lo dimostrano.
- Non si usano additivi chimici per la neve: viene impiegata solo acqua e aria.
- Non sottrae acqua ai paesi a valle: al contrario, si comporta come una riserva, riempiendosi solo con l’acqua in eccesso del Rio Vela ed è una risorsa idrica strategica, utile in caso di emergenze come siccità o incendi.
- Inoltre, come alcuni credono, ampliare il bacino di Mazzavia invece che realizzarne uno nuovo non è una soluzione: sarebbe molto più costoso, comporterebbe lo stop di un’intera stagione sciistica e non risolverebbe il problema della capacità di stoccaggio, né quello dei tempi di innevamento.
Una provocazione finale.
A chi si oppone al progetto sostenendo che “non si può innevare artificialmente perché il clima sta cambiando”, vorrei rivolgere una provocazione sincera:perché allora costruiamo piscine riscaldate nelle città?Trasportiamo acqua in grandi vasche di cemento, la riscaldiamo tutto l’anno, mentre abbiamo laghi naturali, balneabili e accessibili.
Se questo è il criterio, dovremmo rinunciare anche al nuoto urbano. Fortunatamente, lasciamo prevalere la ragione sull’ideologia. Ma lo sviluppo del Monte Bondone non può basarsi esclusivamente su grandi opere infrastrutturali. In attesa della futura realizzazione della funivia Trento–Bondone e del bacino idrico, è necessario avviare un percorso di avvicinamento concreto, per preparare il territorio ad accogliere questi interventi e renderlo sin da subito più fruibile.
Servono piccole infrastrutture intelligenti, capaci di accogliere i futuri flussi turistici e, al tempo stesso, di abituare gradualmente l’area a una nuova vocazione sostenibile.Un esempio? Potenziare il servizio di navette tra Vason e le Viote, magari sostituendole con bus panoramici elettrici, vista la limitata pendenza del percorso. Oppure rafforzare i collegamenti tra valle e Bondone, legandoli ad eventi sportivi e culturali, per avvicinare già da ora la montagna alla città.
Anche sul piano dell’ecosistema urbano occorre intervenire.Esistono ancora criticità nella gestione della raccolta differenziata e nel posizionamento dei cassonetti, che non offrono un’esperienza decorosa al turista.Molte strutture civili, alberghiere e private sono inoltre non ristrutturate o in evidente stato di degrado, dando un’impressione complessiva poco accogliente. La stessa area di Vaneze non vede interventi significativi di arredo urbano da anni.
Esistono infine anche aspetti tecnici da valutare con attenzione. Ad esempio, la discarica su cui dovrebbe essere installato uno dei piloni della funivia non è ancora stata completata, e oggi non è pronta ad accogliere l’impianto e bisogna quindi accelerare.Oppure la posizione del bacino stesso, che potrebbe essere ripensata come occasione per ridefinire le Viote in due aree distinte:
una turistica e attrezzata, dove si concentrerebbero le strutture e i servizi (come accade nell’area del Giardino Botanico);
una seconda, naturalistica e tutelata, che preservi il valore ambientale e geologico della zona.
Una coesistenza possibile tra sviluppo e conservazione, se governata con visione e buon senso.





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